Gianni Versace

Nel fondo Gianni Versace (Reggio Calabria, 1946 - Miami, 1997) sono conservati 3495 tra figurini tecnici, disegni e schizzi a tecnica mista su carta per un arco cronologico tra il 1976-1981. La prima formazione di Versace avviene a livello sartoriale nell’Atelier della madre a Reggio Calabria, nel 1972 lo stilista si sposta a Milano dove inizia a collaborare con alcune realtà, in quegli anni inizia a disegnare le collezioni di Complice, Callaghan, Genny, Alma e Luisa di Firenze. La prima collezione donna con il marchio Gianni Versace viene presentata il 28 marzo del 1978 alla Permanente di Milano, pochi mesi dopo seguirà la linea uomo.

Immagine Gianni Versace
Immagine da Wikimedia Commons

L'esordio

Della collaborazione con la ditta Genny è conservata la collezione primavera estate 1973, invece dell’azienda Complice sono presenti i disegni inerenti l’inverno 1977-78, di Callaghan, dove Versace prende il posto lasciato da Albini, lo CSAC conserva la collezione inverno 1977, 1978 e primavera estate 1979 dove sono anche classificate alcune cartelle di prova di maglie e filati. Questa attenzione al materiale testimonia un cambiamento del processo progettuale tra la moda romana e quella milanese, dove la nuova figura dello stilista si confronta in primis con l'industria tessile per la creazione delle collezioni, e in seconda fase anche con il mondo industriale per la produzione dei capi. In questa inversione progettuale risulta evidente come la fabbrica sia il luogo cardine di questa nuova progettazione, è nella fabbrica che si modifica il progetto e si ribalta eventualmente l'intero impianto di una collezione,

è nella fabbrica che si trovano soluzioni tecniche neppure immaginabili.1

Nell’arco di un paio di anni Versace si firmerà con il proprio nome per marchi come Complice e Genny.

Versace Senza titolo

Dai disegni autografi ai figurini e accessori

Tra i figurini più interessanti del fondo Versace emergono alcuni disegni autografi dei primi anni Settanta, disegni con pennarelli su cartoncini datati 1973, un anno dopo il suo arrivo a Milano. Tra questi materiali un disegno sembrerebbe essere lo sviluppo per un’icona, un logo che presto si svilupperà nella celebre Medusa.

Nell’analisi del fondo è evidente come Versace si sia continuamente confrontato con il disegno, in alcuni lavori si vede il cambio della linea e l’utilizzo di tecniche differenti, come l’acquerello, i disegni realizzati lucido, (elaborati in un grande formato), mentre altri fatti a pastello. Risulta evidente come questa modalità di progettazione si discosta nettamente dai disegni dell’alta moda del dopoguerra principalmente realizzati a matita sottile su carta. Gli accessori sono un’altra risorsa fondamentale per comprendere la linea progettuale di Versace: sono presenti cappelli, scarpe da uomo, scarpe da donna, borse, ma emerge anche la progettazione legata alla casa come un cartonato stampato per studio di alcune piastrelle in ceramica.

Della linea Versace, datata quindi dopo il 1978, è presente la linea donna autunno inverno 78-79 e primavera estate 1981, mentre della linea uomo sono archiviati solo la collezione autunno-inverno 1980-81, di questa i figurini conservati sono lavorati su fotocopia, una particolare tipologia di progettazione che permetteva un disegno agile e veloce, principalmente del capospalla, da mandare subito alla produzione. Inoltre sono presenti dei disegni inediti di sapore orientale, probabilmente mai realizzati, della collezione primavera estate 1979 come il Kimono o l’abito con l’ombrellino come accessorio, come già evidenziato nel catalogo “Il Rosso e il Nero. Figure e ideologie in Italia 1945-1980” Versace recupera da Paul Poiret il richiamo ad un Oriente fantastico, questo emerge nelle ricche stoffe decorate ma soprattutto dalla progettazione di alcuni modelli come dei pantaloni a foulard.2

Il rapporto con le arti

Nella collezione primavera estate 1981 emerge un figurino dal quale si definiscono alcuni tratti caratterizzati i suoi progetti per il teatro. Nel 1982 disegna infatti i costumi per il balletto al Teatro della Scala Josephslegende di Richard Strauss, su scenografie di Luigi Veronesi, mentre nel 1984 inizia la virtuosa collaborazioni con Maurice Béjart per alcuni spettacoli al Teatro Piccolo di Milano, alcuni di questi abiti sono stati esposti nella mostra “Couturiers de la danse” presso il Center National du Costume de Scène di Moulins, presenti anche in una Virtual Exhibition su Google Art and Culture.

Come affermano Quintavalle e Bianchino proprio da questi figurini per il teatro emergono le chiavi di lettura degli stilemi utilizzati da Versace e che saranno fondanti anche per le collezioni di moda pronta3. Infatti, alcuni disegni sono chiaramente di declinazione Jugendstil, stile derivato anche dalla stretta conoscenza del lavoro di Walter Albini.

Nel lavoro dello stilista l’incontro tra arte e moda si fa sempre più presente, viene difatti invitato nel 1983 al Victoria and Albert Museum di Londra per intervenire a una conferenza sul suo stile, solo nel 1985 ci sarà invece la sua sfilata nelle sale del museo londinese. Come afferma difatti Simona Segre Reinach

Con Versace si verifica un ulteriore cambiamento nella direzione di mutuo scambio tra arte moda visibile ad esempio nei suoi costumi per il teatro4

Infatti il nodo critico che investe l’ampio dibattito tra arte e moda è ben presente anche negli scritti su Versace, Franca Sozzani difatti scrive:

Il rapporto con la moda e l’arte, un altro tema contemporaneo. È sempre stato presente. È sufficiente pensare a Gianni Versace.5

Lo stesso Versace ricorda gli anni della sua infanzia come un periodo inteso e formate per il suo rapporto con il passato, in Calabria assaporava il sapore della Magna Grecia, queste rovine del passato nel panorama contemporaneo lo portarono ad elaborare degli innesti nuovi, Versace proprio nel libro del museo londinese scrive:

Il senso del passato, la conoscenza della vita quotidiana sono gli elementi che, se fusi e tradotti in modo corretto, possono dare come risultato una moda adatta e vivibile da tutti poiché riflette elementi che già appartengono e quindi vicino a noi6.

Ma il lavoro di Versace non è solo sulle rovine del passato, è strettamente connesso anche al contemporaneo, ad un artista che ha conosciuto come Andy Wahrol e che l’ha ripreso in una sua celebre polaroid e a cui lui dedica una collezione.

Il successo

Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta Gianni Versace diventa uno degli stilisti più apprezzati del panorama italiano. Sono gli anni in cui inizia a collaborare con importanti fotografi come Richard Avedon, Helmut Newton, Steven Meisel, Herb Ritts, e sono anche gli anni delle super model come Naomi Campbell, Cindy Crawford, Claudia Schiffer, Linda Evangelista e Kate Moss. Nel 1991 - fotografata da Patrick Demarchelier - la principessa Diana appare su Harper Bazar con un vestito della maison, nel 1995 Silvester Stallone e Claudia Schiffer sono i testimonial di Versace Home. In quegli anni Versace veste le star come Elton John e una giovanissima Elizabeth Hurley che è ripresa con il suo vestito più iconico, il Safety Pin Dress, insieme al compagno Hugh Grant alla premiere di Quattro Matrimoni e un funerale.

Nel 1989, gli viene dedicata una mostra a Castello Sforzesco Gianni Versace. L’abito per pensare su progetto dello studio Piero Castiglioni e a cura di Nicoletta Bocca e Chiara Buss. Nel 1997 viene assassinato da Andrew Cunanan davanti alla sua villa di Miami, l’omicidio scuote il mondo della moda, dello star system e anche l’opinione pubblica, in quell’anno gli viene dedicata la copertina del Times. A vent’anni di distanza dalla morte viene prodotta una serie televisiva di Netflix con celebri attori Penelepe Cruz nel ruolo della sorella Donatella Versace. Attualmente su Google Art Project è online una virtual exhibition dedicata a Versace e curata dal Museo del Traje di Madrid.

Lo stilista trova la sua conclamazione definitiva alla mostra che gli viene dedicata dal Victoria & Albert Museum di Londra nel 20037 , il museo conserva inoltre molti abiti, accessori e arredi per la casa, in parte già digitalizzati e fruibili sul sito del V&A.

  1. Arturo Carlo Quintavalle, Per una immagini della moda pronta, in Gloria Bianchino, Arturo Carlo Quintavalle, Moda. Dalla fiaba al design, Italia 1951-1989, Istituto Geografico De Agostini, Novara, 1989. p. 133.

  2. Irene Danilli, Versace, in Gloria Bianchino, Arturo Carlo Quintavalle, “Il Rosso e il Nero. Figure e ideologie in Italia 1945-1980”, CSAC, Università di Parma, Electa, Milano.

  3. Gloria Bianchino, Arturo Carlo Quintavalle, Moda. Dalla fiaba al design, Italia 1951-1989, Istituto Geografico De Agostini, Novara, 1989.

  4. Simona Segre Reinach, La Moda. Un’introduzione, Edizioni Laterza, Bari – Roma, 2010. P. 114.

  5. Aldo Colonetti, Introduzione. Dialogo con Franca Sozzani, in Giovanni Maria Conti, Design & Moda. Progetti, corpi, simboli, Giunti Editore, Firenze, 2014.

  6. Gianni Versace, in A Sense of the future: Gianni Versace at the Victoria and Albert Museum, London, 1985, p. 6.

  7. Versace at the V&A