Alberto Rosselli
Alberto Rosselli (1921-1976) si è laureato nel 1947 al Politecnico di Milano dopo essersi specializzato alla Scuola di Architettura di Losanna e ai corsi di progettazione di Ernesto Rogers. Come afferma Simona Riva, Rogers “gli impartisce una lezione, bauhausiana e razionalista, che connoterà tutta la sua futura attività di progettista”1. Un'altra relazione molto importante è quella con Gio Ponti, con cui inizierà a collaborare nel 1949 per la rubrica Disegno per l’industria all’interno della rivista Domus. Nel 1954 da un'idea dello stesso Ponti viene istituito il Premio Compasso d’oro. Assegnato dall'Associazione per il disegno industriale, il premio è un compasso disegnato dal grafico Albe Steiner e opera degli architetti Marco Zanuso e Alberto Rosselli.
Rosselli nell’archivio CSAC
Il fondo dell’archivio dell’Università di Parma è composto da 1007 disegni di architettura e design relativi a 104 progetti. Sono presenti 16 plastici, dei prototipi e degli oggetti realizzati dal 1953-1976. Il fondo deve essere collegato a quello di Ponti, anche questo conservato presso CSAC, in quanto sono presenti progetti dove emerge la collaborazione tra i due architetti. In archivio è presente materiale eterogeneo composto da progetti ma anche da oggetti come la poltroncina in resina modello Jumbo del 1969 e il suo progetto correlato.
Gli anni Cinquanta e Sessanta
Dal 1949 al 1954 Rosselli collabora con la rivista “Domus” e nel 1954 fonda “Stile Industria” che dirige fino al 1963, anno in cui la rivista viene chiusa. Nel catalogo della mostra newyorkese Vittorio Gregotti tratta della rivista dell’architetto in questi termini:
The second event was the founding of the magazine Stile industria, edited by Alberto Rosselli. Up until it ceased publication in February 1963, it remained the most constant and authoritative organ of Italian design, constituting together with the ADI a focal point for discussion, although such other periodicals as Casabella, Civilta delle macchine, and Domus displayed a healthy interest in arguments on the subject of design. The shortcomings of Stile industria (apart from its unfortunate but significant title) were perhaps its neutrality in respect to ideological questions, its reluctance to take sides in the fundamental issues and encourage basic investigations on the conflict between needs and production — the dark spot in Italian design.2
Gli scritti di Rosselli sulla rivista rappresentano comunque un contributo fondamentale allo sviluppo della ricerca storica sulla progettazione degli anni Sessanta e Settanta. Gli anni successivi vedono Rosselli fondare, nel 1956, l’ADI, Associazione Design Industriale, insieme a un nutrito gruppo di amici e collaboratori come Gillo Dorfles, Ignazio Gardella, Vico Magistretti, Bruno Munari, Marcello Nizzoli, molti dei quali hanno fondi conservati presso CSAC, e nel 1963 inizia ad insegnare Progettazione per l’Industria alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Sempre all’inizio degli anni Sessanta inizia l’attività di designer collaborando con importanti aziende come Cassina, Rima, Kartell, Saporiti e Montecatini.
Il progetto al MoMA
Casa Mobile viene inserita nella sezione Design as postulation, insieme ai progetti esposti in questa mostra di Ettore Sottsass e Mario Bellini3, ed è stata progettata insieme all’architetto giapponese Hisao Hosoe. Il progetto viene realizzato con la collaborazione di grandi industrie come FIAT, Saportiti e Boffi e la Correzzeria Orlandi e si tratta di una capsula abitativa che grazie ad un sistema di aperture e incastri di piani genera un’unità abitativa autosufficiente costruita con l’utilizzo alluminio e acciaio, per l’esterno, e plastica per l’interno. Nelle carte conservate presso CSAC emergono circa una cinquantina di studi sul progetto della Casa Mobile, sono presenti lucidi della sezione e planimetria e altri fogli dove il progetto è schizzato e ripensato in ulteriori disegni. Questo ambiente, come gli altri, sono letti da Dario Scodeller come spazi che hanno caratteri di analogia e allo stesso tempo di rottura con la tradizione espositiva del design italian, in quanto lo storico afferma:
questi allestimenti si pongono in continuità con una tradizione di “case” e “ambienti” che, dalle Triennali degli anni Trenta, passando per la mostra di Villa Olmo del 1957, hanno da sempre caratterizzato la ricerca espositiva italiana sulle forme dell’abitare […] Il punto di rottura degli ambienti di New York con questa tradizione di presentazione visiva dello spazio abitato risiede nel fatto che questi si propongono come immagini concluse in se stesse. Non ci sono più lo spazio e gli oggetti, ma oggetti-ambiente che esauriscono, nel loro proporsi come dimensione alternativa al design e all’architettura, la propria presenza.4
Le mostre
A ventisette anni dalla sua scomparsa, nel 2003 il Politecnico di Milano gli dedica una mostra monografica curata dai giovani architetti del Gruppo Ghigos.L’esposizione ripercorre le tappe della carriera: dagli anni di “Stile Industria” alla sua attività di docente. Nel 2018 alla Galleria Spazia di Milano viene presentata un’altra mostra dedicata all’architetto, sono esposti in questa occasione la collezione completa di Stile industria (41 numeri dal 1953 al 1963) e un vasto nucleo di disegni inerenti progetti e fotografie di lavori, ma anche dei rapporti familiari con Gio Ponti e Lisa Ponti, e quelli lavorativi con i grandi nomi della grafica degli anni Cinquanta e Sessanta come Steiner, Munari, Tovaglia, che si occuparono della veste grafica di alcuni numeri della rivista da lui fondata.
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Simona Riva, “Alberto Rosselli”, in Gloria Bianchino, Arturo Carlo Quintavalle, “Il Rosso e il Nero. Figure e ideologie in Italia 1945-1980”, CSAC, Università di Parma, Electa, Milano, p. 176.
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Vittorio Gregotti, Italian Design, 1945-1971, in Emilio Ambasz (a cura di) Italy: the new domestic landscape achievements and problems of Italian design, MoMA, New York, p.324
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Gli altri progetti erano di Gae Aulenti, Joe Colombo, Marco Zanuso and Richard Sapper.
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Dario Scodeller, “Exhibition, Anti - Exhibition: su alcune questioni espositive del pop e del radical design italiano, 1966 – 1981”, in Storie e Ricerche ## 3 Design Italiano: Musei, Mostre e Archivi, AIS/Design Storie e Ricerche, 2014