Franco Moschino

Nel fondo di Franco Moschino (Abbiate Grasso,1950 – Milano, 1994) sono conservati 383 lavori composti da figurini originali, fotocopie, cartelle a colori, pezzi di stoffa e una sciarpa. Il fondo si estende a solo due anni di produzione, il 1981 e il 1982, biennio comunque centrale per la nascita del marchio Moschino Couture!, che viene fondato proprio l’anno successivo. L’acquisizione è datata 1984, e in quello stesso anno lo stilista è protagonista – insieme a Krizia – della tavola rotonda “L’archivio di Parma e il progetto di Moda”1. Dall’incontro emergono alcuni nodi critici importanti sulla progettazione della moda, soprattutto sul disegno del prêt-à-porter che in quegli anni sempre di più si discosta progettualmente dall’idea di figurino dell’Alta Moda. Il dibattito a Parma vede sicuramente Franco Moschino e Krizia come i due protagonisti principali, molti sono i passaggi polemici tra gli stilisti su quesiti inerenti la metodologia progettuale dell’abito2, il ruolo dello stilista all’interno del contesto sociale e il rapporto con il pubblico.

Ritratto Franco Moschino
Ritratto di Franco Moschino, da Archivi della Moda del Novecento

L’esordio

Lo scrittore Giovanni Montanaro ripercorre la vita e le opere dello stilista in un podcast realizzato per Vogue, partendo appunto dalla sua formazione di pittore all’Accademia di Brera, l’inizio con Harper's Bazaar, il periodo a teatro fino all’arrivo nel mondo della moda grazie alla collaborazione con Gianni Versace e all’iscrizione all’Istituto Marangoni che lo forma da un punto di vista tecnico. Nel 1978 nasce la società Franco Moschino, fondata insieme al disegnatore Mauro Fioroni e deputata alla creazione e vendita di modelli per l’industria e, sempre nello stesso anno, la storica griffe italiana Cadette lo chiama a ricoprire il ruolo di fashion-designer. Nel 1983 lo stilista lancia la sua prima collezione Moschino Couture!, che traccia uno stile ironico e graffiante, come si è detto più volte, giocato molto sull’equilibrio tra abito e performance, come afferma Maria Luisa Frisa Moschino è uno stilista che ha una “autoironia citazionistica, colta e insieme cinica”3.

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I disegni per Cadette

Cadette si intaglia nel panorama italiano come un marchio estremamente versatile, e proprio nel fondo CSAC emergono i disegni di alcune collezioni di Moschino per il marchio, figurini in cui si percepisce già il taglio irriverente dello stilista. La formazione da artista di Moschino si vede in un primo disegno dove abbozza per Cadette il volto di una donna (fig.1), anche se la stretta connessione tra arte e moda sarà sempre presente in quasi tutte le collezioni, enfatizzandosi tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta.

Della linea Cadette del 1981 il nucleo è composto da circa un centinaio di figurini realizzati il più delle volte a matita con una linea sottile come quelli della fig. 2; fig. 3; fig. 4; fig.5. Anche la linea Cadette del 1982 è realizzata con un tratto sottile, ma dai disegni emerge una peculiarità progettuale che sembra discostarsi da quella degli altri fashion designer, difatti i figurini sono carichi di appunti, di indicazioni e di continue rivisitazioni come i disegni fig. 6A; fig. 6B; fig. 7; fig. 8, dove si leggono chiaramente alcune indicazioni come: effetto seta, raglan, stile 800, stampato tappezzeria, etc.

Anche la linea estate di Cadette, sempre del 1982 (fig. 9; fig. 10; fig. 11), presenta una elaborazione del figurino attenta anche ai dettagli e agli accessori come cappelli, occhiali e nastri per capelli, che invece trovano un ulteriore approfondimento nei disegni specifici realizzati sulla propria carta intestata(fig. 12; fig. 13; fig. 14; fig. 15). In questi primi figurini emerge una modalità progettuale eterogenea dove vengono mischiati vari stili e tessuti, come appunto quelli da tappezzeria. Secondo Fabriano Fabbri la progettualità di Franco Moschino è da inserire nella linea citazionistica di cui fa parte anche Gianni Versace, difatti scrive: “Il remix attuato di Moschino fa perno sulla distanza che intercorre, da un lato, da prelievi verticali attinti da un ambito alto-simbolico, con la storia dell’arte e del costume saccheggiata a piene mani, mentre dall’altro lo stilista è magistrale nell’accostarli a una profusione di materiali basso-popolari, con inserti capaci di generare effetti di ironia se non di vera e propria comicità”4.

L’impegno

Forse è lo spirito delle Neo Avanguardie degli anni Settanta che l’ha guidato e gli ha permesso di modulare una dinamica dadaista filtrata da un impegno verso alcune problematiche dei suoi anni, come l’AIDS o la lotta contro le pellicce in favore di una moda sostenibile, tema inoltre molto attuale.

Come ricorda Maria Luisa Frisa nel suo saggio su “Dune”, Moschino nel 1990 presenterà una campagna stampa irriverente con una critica sarcastica e tagliente al mondo della moda. L’immagine “Stop the fashion system” con il volto di vampira è appello ad un mondo che Moschino vuole contestare dal suo stesso interno, utilizzando quasi delle tecniche dissacratorie che Maurizio Cattelan adotterà negli stessi anni nel sistema dell’arte. Frisa parla dei suoi claim come dei moniti nati da un attento uso del linguaggio tipografico, del disegno e di icone pop come lo smile, operazioni che permettono un contrasto, un cortocircuito creato all’interno del sistema stesso5.

Immagine Stop the fashion system
Stop the fashion system, Moschino

La mostra

Un anno prima della sua prematura morte la Permanente di Milano gli dedica una mostra X Anni di Kaos per i primi dieci anni di attività del marchio, dove sono presentate tutte le sue creazioni: dagli abiti ai dipinti6. Moschino sembrerebbe presentare una progettazione che investe tutti gli ambiti: le sfilate ad esempio, dove le modelle non sembrano seguire un rigido copione, ma sembrerebbero diventare dei veri atti performativi, memorabile quella in cui le modelle sfilano in ginocchio. Per queste pratiche definite spesso irriverenti e dissacranti viene denominato il Bad Boy della Moda Italiana.

Nel 2016 il Mint Museum di Charlotte inaugura una mostra intitolata Viva Moschino curata da Annie Carlano, dove vengono esposti alcuni degli abiti iconici come quello realizzato con le posate d’oro o con i sacchi della spazzatura.

Dopo la morte del 1994, nell’autunno del 1999 il marchio Moschino viene rilevato dal gruppo Aeffe che oggi ha affidato la guida allo stilista americano Jeremy Scott.

  1. Carlo Arturo Quintavalle, Moda Media Storia. Incontri di lavoro. Parma 3/4 novembre 1984, Parma: CSAC, 1989.

  2. Quintavalle proprio ad apertura del dibattito evidenzia l’importanza della progettazione dell’indumento, affermando che l’abito è, nello stesso momento “modello di comportamento, schermo mitico per comportamenti futuri o processo d’identificazione per comportamenti del passato”. Carlo Arturo Quintavalle, Moschino Franco, Missoni Tai, Missoni Rosita, Fontana Micol, Anceschi Giovanni, Bosaglia Rossana, Giordani Aragno Bonizza, Mucci Egidio, Krizia “Tavola Rotonda, L’archivio di Parma e il progetto moda” in Carlo Arturo Quintavalle, Moda Media Storia. Incontri di lavoro. Parma 3/4 novembre 1984, Parma: CSAC, 1989. 221.

  3. Maria Luisa Frisa, Le forme della moda. Cultura, industria, mercato: dal sarto al direttore creativo, Il Mulino, Bologna, 2015.

  4. Fabriano Fabbri, L’Orizzonte degli eventi, Gli stili della moda dagli anni Sessanta a oggi, Atlante, Monteveglio, Bologna, 2013. p. 50.

  5. Maria Luisa Frisa, “Moschino: To be or not not to be, That’s Fashion”, Dune, Scritture su moda, progetto e cultura visuale, Vol. 001 n. 002, novembre 2020, Flash Art, Milano.

  6. Franco Moschino, Lida Castelli (a cura di), X anni di kaos! 1983-1993, Lybra Immagine, Milano 1993.